Errore n. 10: Dare troppa importanza ai chilometri.
Forse la domanda più frequente fra ciclisti è: “quanti km hai fatto quest’anno?” con conseguente risposta bugiarda “non sono nemmeno a 2000 km” quando invece sa bene di averne fatti almeno il triplo. Il mito dei km è difficile da sfatare, e ci sono ancora schiere di agonisti e cicloturisti fermamente convinti che la loro performance dipenda solo ed esclusivamente dalle ore passate in sella e soprattutto dai chilometri macinati su strada. Un mio amico, che ha circa 60 anni, da alcuni anni percorre più di 30 mila km all’anno. Più di un professionista. Lui però non lo fa per la prestazione, ma per il piacere. Nonostante il chilometraggio triplo rispetto al medio amatore, le sue prestazioni sono sempre le solite. Ma allora cosa conta davvero per ottenere il meglio dagli allenamenti?
La chiave per il successo di ogni atleta vincente è l’intensità: per l’atleta esperto* (per atleta esperto si intende con almeno tre anni di competizioni alle spalle, qualunque sia l’età a cui ha iniziato ad attaccare il numero sulla schiena) la chiave per ottenere performance di spicco è l’intensità. Non il volume. Volume significa ore e km. “Non sono quanti km fai, ma come li fai”. Chiunque può andare piano per ore, ma ciò non vuol dire che i km non siano importanti. Un’ora di allenamento intenso alla settimana e nient’altro è inutile se si cerca di migliorare e se si punta ad essere in forma per la prossima gara. La parola chiave è equilibrio, il giusto bilancio tra km e intensità. E per questo vengono in aiuto i misuratori di potenza e i cardiofrequenzimetri, o i gps che misurano il passo per i runners: il calcolo settimanale dello stress da allenamento è la combinazione di volume e intensità, e serve per bilanciare l’allenamento nei cicli stagionali. Un equilibrio che non è facile da trovare: da una parte si rischia di macinare troppi inutili km, la condizione di forma non cresce e anzi si accumula stanchezza difficile da smaltire, e non si hanno le energie sufficienti per fare un allenamento intenso i giorni successivi. Dal lato opposto, troppa intensità fa crescere la condizione molto in fretta, col risultato di “bruciarsi” o al massimo di raggiungere il top della condizione nel momento sbagliato, ottenendo un picco di forma breve ed effimero. E quando le cose girano per il verso sbagliato, insistere a spingere invece di capire che è il momento di riposarsi equivale ad ammalarsi e a compromettere mesi di allenamenti. Ma questo è un altro errore.
Fonte: Liberamente tratto dal blog dell’allenatore americano Joe Friel, sui dieci errori più comuni dei ciclisti che ricorrono ad allenamenti “fai-da-te”.