La Maratona delle Dolomiti è un “viaggio” che regala emozioni forti, difficili da spiegare a parole, che solo un ciclista appassionato come noi può comprendere fino in fondo.
Respiri ciclismo, incontri tantissimi amanti del nostro sport da tutto il mondo, dai più agonisti ai semplici ma non meno importanti cicloturisti, tutti si vogliono godere appieno la grande festa che accompagna prima, durante e dopo, questa ormai storica manifestazione.
Sarebbe stato bello raccontare delle montagne, delle rocce rosa che si staccano verso l’alto in mezzo a boschi e prati di un verde incredibile, dei panorami di una bellezza così enorme che ti lasciano senza fiato.
E invece questo 2024 continua a farci i dispetti e già dalle previsioni della vigilia, il meteo non promette nulla di buono, cielo coperto e possibilità di pioggia sui valichi alpini e più in generale nella seconda parte della mattinata.
In griglia prestissimo, le temperature alle 6 del mattino sono “croccanti”, le strade sono bagnate perché nella notte ha piovuto, il cielo è coperto con piccolissimi sprazzi di azzurro e quando finalmente si passa sotto lo striscione appena fuori La Villa, con l’orchestra che suona e le campane dei tifosi, i timori per la fatica che ci aspetta svaniscono, anzi si è felici perché l’avventura sta per iniziare.
Il primo Campolongo è un districarsi sui famosi tornanti tra migliaia di ciclisti, bisogna superare senza strafare, la gara è lunga. Poi si scende ad Arabba.
Sul Pordoi si comincia realmente a salire, nel silenzio generale, l’unico rumore è il fruscio delle ruote delle nostre bici che si arrampicano in mezzo alle nuvole basse, in un bianco latte che non ci permette di ammirare lo splendido paesaggio. Anche le marmotte, che qui solitamente fischiano allegre, sono rimaste a dormire al caldo nelle loro tane.
In cima fa freddo, le nuvole si aprono un po’, si intravede finalmente sulla sinistra il Sass Pordoi, ma non si fa in tempo ad ammirarlo che si scende giù in picchiata e inizia il passo Sella.
A mio avviso una delle salite con il panorama più bello: le pareti di roccia rosa che si innalzano come dei muri sopra le nostre teste, la Marmolada sullo sfondo, il Catinaccio sopra la val di Fassa e poi quando arrivi in cima lui, il Sassolungo, maestoso e impassibile davanti a tantissime formichine su due ruote che prima si affannano per arrivare al passo Sella e poi sfrecciano giù verso l’inizio del Gardena.
Di tutto ciò, in questa edizione della Maratona possiamo ahimè gustarci ben poco.
Sul Gardena il Sellaronda è quasi finito e la fatica comincia a farsi sentire perché in cima sono passati poco più di 40 km e già 1700 m di dislivello. Continua a far parecchio freddo, soprattutto in discesa ma per ora siamo ancora asciutti.
Al primo passaggio a Corvara chi vuole può fermarsi tagliando il traguardo del percorso corto, ma io proseguo perché la scelta è di portare a termine il percorso lungo e, dopo un ristoro volante con moglie e figlio che mi passano due borracce piene e qualche gel, si riparte verso il secondo Campolongo.
Qui il meteo comincia a fare le bizze, si alza il vento, ovviamente contro e tra non molto arriva la parte più dura.
Dopo Arabba si scende in falsopiano verso Andraz e dopo un piccolo strappo il percorso si divide ancora, chi affronta il medio salirà subito verso il passo Falzarego per poi andare verso il traguardo, gli altri procedono verso il Colle Santa Lucia, una breve salita di 2 km e poi inizia lui, lo spauracchio di tutti.
Il Giau, 9,5 km al 10% medio, l’inizio è durissimo, guai a prenderlo troppo forte perché se vai in crisi li sono dolori. Ormai le gambe diventano dure, i watt non sono più quelli di inizio gara e per non farci mancare nulla, inizia letteralmente a diluviare. Penso che non devo mollare e che devo arrivare in vetta al ristoro per mangiare qualcosa. Su fa molto freddo, mi copri con tutto quello che ho e riparto.
La discesa successiva verso Pocol è abbastanza tecnica, continua a piovere, anche se un po’ meno ma fa molto molto freddo, tremo e i crampi sono dietro l’angolo su un paio di contropendenze prima del bivio di Pocol.
Quando si arriva in fondo inizia l’ultima lunga asperità di giornata verso il passo Falzarego, la più semplice da un punto di vista delle pendenze, ma anche quella dove se hai finito la benzina perdi un sacco di minuti.
In cima, l’ultimo km prima del GPM è con pendenze in doppia cifra, le gambe urlano, poi arriva il falsopiano fino al passo Valparola, piove anche qui, meno forte ma continua a fare molto freddo e pensi solo ad arrivare il prima possibile al traguardo.
Al fondo di una lunghissima discesa bagnata, arrivati a La Villa, c’è il terribile Mur del Giat, “solo” 300 m con pendenze che arrivano al 20% e dove, dopo più di 4000 m di dislivello, se hai i crampi, scendi letteralmente dalla bici.
Ma con un po’ di fatica anche questo è superato e non resta che andare verso l’arrivo sulla strada che dolcemente sale verso Corvara.
L’avventura ormai è finita, la famiglia mi aspetta al traguardo mi lascio andare alle emozioni e alla fatica vissuta, dopo 138 km e 4200 m di dislivello, anche se non pienamente soddisfatto della prestazione, so che ce l’ho fatta, e che porterò per sempre il ricordo di questa dura giornata in “viaggio” sulla mia bicicletta, a prescindere da come è andata, agonisticamente parlando, la gara.
Grandi prestazioni dei nostri compagni di squadra!
Roberta Bussone chiude seconda assoluta e prima di categoria sul percorso lungo in 5h33m24s a poco meno di 2 minuti dal primo posto! Davvero complimenti perché salire sul podio della Maratona delle Dolomiti, con un meteo così avverso, è veramente un grandissimo risultato.
Tra gli uomini continua il momento super di Alberto Roggero e Marco Casetti che sul lungo si piazzano 104° (19° M4) in 5h26m18s e 116esimo assoluto (22° M4) in 5h30m41s. Bravissimi, qua il livello è molto alto e i tempi impiegati è veramente ottimo.
Anche gli altri uomini Rodman sul lungo si sono ben comportati, soprattutto chi ha chiuso sotto le sei ore e mezza di gara.
Ecco i nostri arrivati al traguardo (su 2927 classificati):
Walter Magni 285° ass – 6h03m43s – 18° M3
Eric Naretto 401° ass – 6h15m08s – 92° M2
Saverio Della Donna 402° ass – 6h15m16s – 21° M7
Enrico Barotti 403° ass – 6h15m20s – 54° M5
Mirko Bruzzese 463° ass – 6h20m30s – 92° M3
Mandes Marco 549° ass – 6h28m38s – 87° M4
Mocci Claudio 975° ass – 6h58m28 – 164° M3
Luca Santamaria 1017 ass – 7h01m02s – 158° M4
Andrea Di Franco 1214 ° ass – 7h12m40s – 113° M7
Enrico Bianco 2227° ass – 8h16m42s – 147°M8
Roberto Pistis 2723° ass – 9h01m12s – 429° M5
Ma ci distinguiamo anche sul percorso medio con delle buone prestazioni, Tommaso Cornaglia arriva primo di squadra in 252esima posizione assoluta in 4h52m16s, 42 M4.
Gli altri classificati sul percorso medio sono (2367 al traguardo):
Corrado Riganti 562° ass – 5h31m58s – 43° M8
Fabrizio Gilli 525° ass – 5h28m23s – 95° M6
Vincenzo Balsamo 618° ass – 5h36m44s – 77° M3
Marco Follini 783° ass – 5h49m47s – 93° M3
Piero Gilardino 976° ass – 6h08m22s – 101° M8
Roberto Trinchero 1473° ass – 6h43m47s – 200° M5
Per ultime, ma non meno importanti, le altre due donne Rodman presenti oggi:
Barbara Dissimile chiude il percorso corto in 35esima posizione assoluta (su 344 all’arrivo) e settima di categoria F4, bravissima Barbara, Walter ti sta allenando bene!
Ilenia Monno, anche se poco allenata, invece ha provato il percorso medio, ma ha dovuto abbandonare a causa della pioggia e del freddo dopo il secondo Campolongo. Anche se non è arrivata al traguardo ha comunque completato il Sellaronda. Vedrai Ilenia che andrà meglio la prossima, non demordere!
Davvero complimenti a tutti i nostri compagni che hanno partecipato, è stata una giornata molto difficile, soprattutto nella seconda parte di percorso e anche solo aver portata a termine quest’edizione della Maratona delle Dolomiti è stato un traguardo importante.
L. Santamaria
#WeAreRodmanTeam